Ti aspetto e ti parlo piano

Vaneggiamenti di un padre in attesa

Season 1 Episode 11 – Il nome Sioux

Ciao old Nick!
Oggi parliamo del tuo nome… cavolo sembra una stupidata ma è una responsabilità notevole per noi!! Per un nome ci vuole una storia da raccontare:

« Nell’antica ed ormai estinta cultura indiana dei Sioux americani, erano le prove della vita che definivano il nome di un individuo. Non ho mai ben capito a che punto della vita un indiano Sioux si sentisse finalmente dare un nome, e soprattutto come tutti si rivolgessero a quello stesso individuo prima di quel momento… magari con « ehilà ! …coso… ehi tu, come cavolo ti chiami ?!… ». Comunque mi piace pensare che il tuo nome non venisse affibbiato mentre eri in pancia, né tantomeno potessero dare nomi privi di significato, presi magari da telenovelas messicane… o dal fuoriclasse straniero del momento.»

Noi non riusciamo ad aspettare così tanto, i nonni ti devono aprire il libretto in banca… ma proviamo a ragionare su di un significato… continuiamo:

« Secondo la mie fonti di conoscenza della cultura indiana, Tex Willer e Balla coi Lupi in testa, il nome te lo conquistavi con le azioni o in momenti specifici della tua vita. Quello stesso nome serviva quindi per ricordarti per il resto della tua vita quel momento o quelle circostanze da cui la tua identità era nata. Quei nomi erano storie in sé, che venivano raccontate intorno ai fuochi. Per esempio Balla coi lupi (Dance with wolves) al buon vecchio John Dumbar avrebbe ricordato i mesi passati in solitudine nel suo remoto avamposto di frontiera, giorni in cui solo il suo cavallo ed uno storpio lupetto dalle zampe bianche sembravano interessati alla sua vita.
Per contro, sentir pronunciare il suo nuovo nome Sioux negli anni a venire avrebbe riacceso la consapevolezza dei passi che seguirono, l’immergersi in una cultura antica e saggia, le incancellabili amicizie vere, il volto della donna che avrebbe amato per il resto della sua vita. Ogni qual volta quel nome aveva il potere di fermare quel momento di svolta, mettere in moto la ruota dei ricordi e la sua storia personale gli si srotolava nella mente.
Per questo quando chiami un Sioux ci mette dieci minuti a girarsi, ma è bello cosi

Provo ad immaginarmi la nonna Lella che ti rincorre in cortile urlando “Corre col Mestolo! smetti di giocare che è ora della pappa”… Ah! Spettacolo, purtroppo non ce lo lasciano fare.

Ma ecco che abbiamo una storia anche per il tuo nome: Nicolò…

Lo conoscerai un giorno a scuola, ma l’idea del tuo nome mi è venuta dal grande Niccolò Macchiavelli. L’ho studiato all’Università, ho fatto una tesina su di lui e da quel momento è diventato un punto di riferimento per me. La doppia C non renderebbe la tua vita semplice quando sarai all’estero, quindi la rimuoviamo (la mamma mi odia quando dico così).
Ti spiego chi è il mio eroe Fiorentino: Negli ultimi 5 secoli sino ad oggi molti lo hanno considerato un grande uomo, spesso per le motivazioni sbagliate. Lui era un visionario, di grande cultura ma soprattutto un uomo che aveva vissuto ed affrontato tanto nella sua vita, fallimenti più che successi. Un uomo che sapeva abbinare grandi conoscenze accademiche ad una vita di azione, sfide, sogni ed avventure.
Dopo aver vissuto tanto, un giorno decise di raccontare se stesso a qualcuno per lui importante, qualcuno che ancora non era nato ma che lui aveva immaginato come il cuore che avrebbe fatto pulsare un futuro migliore: Un principe!
Macchiavelli era un uomo pieno di nobili ambizioni, non tanto per sè (ormai sul viale del tramonto), quanto per chi sarebbe arrivato dopo di lui. Era pieno di speranze per un futuro migliore, mai rassegnato anche quando le vita sembrava aver demolito beffardamente ogni suo sogno.
Di fronte alle avversità e la paura, capì di aver ancora una carta importante da giocare. Prese carta e penna e raccontò delle storie ad un principe, un erede al trono, un uomo che, ai suoi occhi, in futuro avrebbe avuto nelle proprie mani le opportunità che lui aveva perso.
Ma non erano semplici storie, erano favole. Quando il cuore, le esperienze, le lezioni di vita di un uomo rivisitano e riscrivono vicende storiche del passato senza fermarsi alla semplice narrazione dei fatti, nascono storie incredibili.
Quelle storie toccano il cuore di chi legge, ed insegnano tanto.
Ascoltando quelle stesse storie molti uomini e donne nel corso dei secoli hanno preso delle decisioni, non sempre quelle giuste… quelle sono parole che toccano le esperienze di una persona come fuoco, animando le passioni nobili quanto attizzando quelle più incendiarie. Ma sono parole che non hanno la presunzione di dire, ma la nobiltà di mostrare lasciando libero il lettore di viverle.

E questo è ciò che sento rappresenti il tuo folle padre:
Io non sono capace di dire nulla, posso solo mostrarti… ed è ciò che farò anche con te. Non si insegna dicendo cose, ma lo si fa mostrando con il proprio esempio!
Un giorno forse le leggerai le mie parole, ed anche quelle del buon Macchiavelli e ti farai un’opinione tua. Non chiedo altro.

3 commenti»

  lo zio Forrest wrote @

Lo zio Forrest insiste per i soprannomi: “nanerottola” o “rospetto”. So’ che i genitori di Niccolò/Diana mi manderanno a quel paese. Ma tanto ci sono abituato: mettetevi in coda!
Per i popolo Sioux (anzi Lakota), il nome non era definitivo! Prorio in virtù del fatto che si adattava alle caratteristiche dell’individuo in base alla sua vita. Quindi un bambino un po’ obeso e “rumoroso” chimato ad es. “Porcello tonante” poteva benissimo trasformarsi nella fase adulta “Aquila rapace” in caso fosse divenuto un gran ladro di cavalli Crow.
E’ per questo che qui si utilizzano i soprannomi: si adattano stupendamente ad ogni età e fase della vita!

  Geom Alfieri wrote @

Ma tu mi tenti con “porcello tonante”… Certo molto più trendy di ‘nanerottolo’ come soprannome … E sarebbe molto più rispettato e temuto già all’asilo! Grande zio Forest!!! Run Forest… Run!!!

  mamy wrote @

non sapevo dove lasciare il commento… ma l’hai scannerizzata malissimo!!!! poro/a stello/a de casa…è tutta bislunga!!! In realtà la testa è rotonda e si vedono le gambine in alto perchè sta col culetto per aria…
Cavolo, ha già preso dalla mamma che viene così male in foto??!!


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